Quando pittura e scultura s’intrecciano in un dialogo silenzioso, allora l’essenza umana si palesa nel mistero. Lo conferma la mostra di Alessandro Bulgarini, pittore, riconoscibile per grandi opere dipinte rigorosamente ad olio dai contenuti filosofici – misticheggianti e l’amico Emanuele Prina, scultore, abile intagliatore di materiali lignei anche di scarto contrapposto a basi di cemento, che rigenera nelle sue creature enigmatiche.
La curatrice Francesca Danesi, scrive nella brochure della mostra: “L’antromorfismo (il cui termine greco antropos , “uomo”, e morfe “forma”) indica la tendenza ad attribuire caratteristiche umane ad esseri, fenomeni o entità di altra natura, è la modalità prediletta da entrambi per tradurre significati e concetti esistenziali in immagini con fattezze umane“. Il titolo indica la definizione della pluralità antropomorfica da Giotto a oggi pone al centro della ricerca artistica l’immagine umana, è un tema universale carico di diversi significati antropologici e di evocazioni simboliche religiose, come si vede in questa esposizione introspettiva ospitata nello Spazio Tolomeo a Milano, a pochi passi dal Politenico in Città Studi (fino al 17 ottobre).
Alessandro Bulgarini (1984) espone 27 dipinti “filosofali” connessi al mondo immaginale e degli archetipi, psicologia ed esoterismo anche di grandi dimensioni, una pittura ad olio colta, dalle pennellate corpose e vibranti che danno forma a ieratiche figure, quasi sfingi, volti e copri cesellati da sapienti contrapposizioni tonali, che emergono dal sogno come misteriosi fenomeni di altra natura e personificano idee filosofiche-religiose.
Emanuele Prina ( 1982) plasma in 18 sculture sembianze antropiche, immobilizzate in metamorfosi di ovidiana memoria, ricavate da materiali lignei recuperati da scarti di ristrutturazioni edilizie o di cantieri di vecchie case , travi, bancali, radici raccolte sul greto del fiume per trovare nuove essenze antropiche e significati dentro la Natura, con l’ossessione di dare forma a una idea di bellezza , che non può esimersi dal rispetto per l’ambiente. Il suo è un processo di sovrapposizione tra legno e cemento, scavo, intaglio e rivelazione dell’inconscio.
I due artisti condividono, oltre alla figurazione, lo scavo nell’inconscio freudiano, dove istinti, pulsioni e desideri tendono verso una bellezza ermetica e acronica, in cui io , es e super io risaldano l’equilibrio perduto con la propria fisicità nell’epoca digitale nel Metaverso.
Questa mostra è un omaggio al manifesto del Surrealismo di Andrè Breton pubblicato nell’ottobre del 1924, cent’anni dopo gli antropomorfismi di due artisti diversi per tecnica, linguaggi ed esperienze, cresciuti nel ventre della tradizione naturalista lombarda, trovano nella dimensione simbolica un’altra umanità post contemporanea, creando nuove essenze spirituali che personificano verità profonde dell’essere sospesi tra il cielo e la terra. E, dal dialogo silenzioso delle loro opere ammantate dal nero delle pareti nascono riflessioni sull’attualità del classico, grazie alla loro abilità manuale e sapienza creativa con opere capaci di esplorare altre dimensioni non materiali. Nell’intreccio tra spirito e materia, figurazione e simbologie recondite, tutto scorre fluido nel tempo astorico dell’arte, dove classico e moderno si rincorrono, e come scrive Salvatore Settis: “Nessuna civiltà può pensare se stessa se non dispone di altre società che servano da tramite di comparazione:un altrove nel tempo“. Bulgarini e Prina con le loro opere inscenano psicopatologie del tempo , contro il duchampanismo imperante all’insegna di antropomorfismi quale essenza stessa della ricerca e identità plurima artistica del nuovo di ieri e di oggi.
Jacqueline Ceresoli, 09/10/2024