INAUGURAZIONE
Sabato 1 aprile 2017
M Contemporary Art Gallery
Via Plauto, 1A -42124 Reggio Emilia
“Quale sarà il futuro dell’immaginazione individuale in quella che si usa chiamare la “civiltà dell’immagine”?
[…]
Penso ad una possibile pedagogia dell’immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d’altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, icastica.”
[ Italo Calvino – “Lezioni Americane” ]
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Comunicato stampa:
La M Contemporary Art Gallery presenta presso i propri spazi espositivi a Reggio Emilia, in via Plauto 1A, “Alta Fantasia” mostra personale di Alessandro Bulgarini.
La galleria ospiterà numerosi dipinti ad olio e disegni selezionati dalla produzione degli ultimi due anni, che hanno visto l’autore approfondire l’iconografia legata ai processi immaginativi, come spiegato di seguito nel testo che accompagnerà il catalogo della mostra.
INAUGURAZIONE Sabato 1 aprile
ore 18.30 – 21.30
La mostra sarà visitabile dal 1 al 22 aprile
dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18.30
sabato su appuntamento
Per informazioni:
Tel. 0522 454018
info@artemirabilia.com
Mirabilia Arte & Cultura
Via Plauto, 1A – 42124 Reggio nell’Emilia
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“L’immaginazione non è fantasia, la quale ultima è la pietra angolare della superstizione e della follia. L’immaginazione dell’uomo diviene pregnante attraverso il desiderio e fa nascere i fatti. Ognuno può regolare ed educare la propria immaginazione, e mediante essa venire in contatto con gli spiriti ed essere ammaestrato da essi. Gli spiriti che desiderano agire sull’uomo agiscono sulla sua immaginazione…”
[Paracelso – “De virtute imaginativa”]
A l t a F a n t a s i a
(di Giulia Airoldi)
Lo sviluppo della facoltà immaginativa è un percorso di continua scoperta e di apertura della consapevolezza che permette di cimentarsi finalmente con la libertà, ma che comporta una certa presa di coscienza sulle dinamiche del mondo attuale: lo spettro del nichilismo è riuscito a dissuadere ogni spontaneità immaginifica e a sostituirla con modelli fuorvianti attraverso i media, ma anche, più subdolamente, svuotando di contenuto le forme auliche, per introdurre nuovi codici etici ed estetici. È una guerra antica, che ha assunto connotati specifici in relazione ad ogni contesto storico nel quale si è cimentata, ma che ha sempre dirottato le civiltà verso la mistificazione e la separazione. Questa guerra determinò la “morte di Pan” cioè il tramonto del culto oracolare, descritto da Plutarco[1] come emblematico del collasso della Grecia antica ed interpretato da Hillman[2] come un processo di rimozione collettiva: l’aspetto magico della natura smise di rappresentare un interlocutore affidabile, anzi venne declassato a favore di un nuovo approccio alla divinità, dottrinale e autoritario, di matrice semitica.
La stessa guerra cancellò materialmente, durante i secoli bui della Controriforma, buona parte del bagaglio di insegnamenti, affreschi, libri che aveva nutrito l’arte medievale, ma che usciva dai binari di una rinnovata ufficialità. Il tentativo di “eradicatio” dell’immaginario comune, dell’idea di un mondo sovrannaturale accessibile all’uomo, produsse mostri inquisitori e si tradusse in un progressivo allontanamento della società dall’elemento naturale.
Il processo di riappropriazione di antiche tradizioni spirituali e la loro divulgazione, intrapreso dalle scuole Jungiana, Gurdjieffiana e Teosofica, venne sabotato nel Novecento dalle due guerre mondiali , soppiantato da una cultura consumistica e da un pensiero laico nei quali perduriamo.
Le forme e i soggetti dell’arte visiva, in quest’ottica, hanno assunto la funzione di veicolare il mainstream del momento, con l’esito di avvalorare la profonda scissione andata creandosi tra il piano mentale e quello animico: la lotta contro la rappresentazione del mundus imaginalis ha confinato l’arte entro i rigidi parametri della speculazione, arrivando a sganciare l’aspetto sperimentale da quello simbolico. La constatazione di questo fenomeno determina immediatamente uno schieramento antitetico, risveglia un senso innato per la verità e la menzogna che, se sviluppato, diventa il presupposto per una strada trasversale.
Sulla base di queste premesse Alessandro Bulgarini ha costruito un percorso artistico coerente, con una poetica e una cifra inconfondibili. La spinta creativa non ammette disgressioni manieristiche, non giustifica l’autocelebrazione né il vezzo citazionista, nella convinzione che l’unica avanguardia possibile, l’unica capace di contrapporsi alle derive annichilenti di tanta arte contemporanea, debba fondarsi sulla condivisione di strumenti utili allo sviluppo dell’autocoscienza. La pittura di Bulgarini prosegue irriducibilmente su questa linea, è testimonianza della sua ricerca interiore, dello sviluppo delle sue percezioni intuitive, ma anche del confronto teorico con grandi artisti e maestri spirituali.
Ogni opera equivale alla riorganizzazione compositiva di un particolare insegnamento ed è concepita come uno stratagemma capace risvegliare nell’osservatore una domanda, generalmente sopita, sulla realtà.
Nelle “Sette variabili d’immaginazione” l’artista deduce analiticamente le regole che governano questa facoltà e le restituisce in modo didattico: aumento, riduzione, moltiplicazione, divisione, metamorfosi sono operazioni ‘immaginarie’ e dunque proprie di un piano extra-corporeo dove è possibile sperimentare ogni cambiamento di stato.
Lo studio delle antiche simbologie porta ad una riflessione sui geroglifici associati alle “Sette parti del Sé”, ovvero alle qualità energetiche che compongono l’essere umano e che, secondo la sapienza degli Egizi, devono essere risvegliate e purificate per una perfetta integrità dell’essere. Accostabile allo yoga e ad ogni scuola di meditazione, questa conoscenza è suggellata dalla ricorrenza del numero 7, associato ai cicli trasformativi.
L’interpretazione figurativa del geroglifico originale nasce dalla volontà di riappropriarsi di una semantica assoluta, in grado di evitare qualsiasi fraintendimento.
Italo Calvino, a conclusione del suo ciclo di Lezioni americane, programmava per la sesta (mai completata) di indagare il concetto diConsistency, ovvero della coerenza che deve intercorrere tra significante e significato, una “consistenza” che le parole e le forme (soprattutto quelle artistiche) devono possedere[3]. Nella quarta di queste lezioni, quella sulla Visibilità, Calvino citava Dante a proposito dell’Alta Fantasia[4], che connette l’umano ai regni superiori e permette di attingere ad immagini e musiche divine. Nella mistica cristiana, come in quella sufi, questa facoltà fornisce la chiave dell’estasi, si sgancia dalla molteplicità del mondo animico e converge verso l’unità spirituale. La sacralità delle esperienze mistiche non ha mai, di per sé, contraddetto l’autenticità dei fenomeni psichici e dei mondi sottili più prossimi all’uomo, ha semmai indicato una strada di ascesi che permetta di trascendere le forze planetarie. I monaci tibetani raggiungono alti stati di elevazione, ma allo stesso tempo dialogano con le energie naturali, combattono i demoni infestanti, conoscono i segreti delle montagne.
L’immaginazione è dunque la capacità di spingersi oltre i confini del piano fisico e di indagare la gerarchia degli agenti incorporei che interagiscono con esso. “Non si tratta dei sensi e nemmeno delle membra dell’organismo fisico, né del puro intelletto, ma del potere intermedio la cui funzione sembra essere di mediatore preminente: l’Immaginazione attiva.” Così Henry Corbin[5] sintetizza una sapienza antica quanto l’uomo, quella che distingue ontologicamente un mondo intermedio tra quello umano e quello divino. In opere come “3rD eye”, “The bird of self-knowledge” o “Parallel Universe”, Bulgarini invita ognuno a farsi strada con coraggio e a varcare la soglia che collega i due mondi, alla scoperta di sé e della realtà. Non c’è differenza, infatti, tra interno ed esterno, ma una mutua connessione tra gli elementi e la partecipazione ad un’unità infinitamente complessa. Sta all’uomo saper distinguere ognuna delle qualità sottili che contribuiscono alla propria specificità, per autorizzarla o rielaborarla a seconda dei suoi effetti, proprio come gli sciamani convertivano gli spiriti delle malattie in poteri curativi.
L’artista presenterà infine – in anteprima – le prime opere del ciclo “Indagine sopra gli esseri immaginari”, che confluiranno in una mostra apposita in programma nel corso dell’anno.
La serie di disegni su carta pregiata, ispirata in parte alle descrizioni fornite da J. L. Borges[6], illustra alcuni dei principali animali fantastici, comuni a numerose credenze folkloristiche ed esoteriche. Compaiono la sfinge, l’unicorno, lo gnomo, la sirena, il drago, la mandragora, ma anche il ritratto dello scrittore nei panni di uno degli “animali sferici” che, secondo il racconto di Platone[7] , popolano il micro quanto il macro cosmo. In ogni cosmologia è presente un catalogo di esseri metafisici, classificati in base alle loro forme, alle loro funzioni e alla loro origine, a riprova di una suffragata relazione di questi con il piano materiale.
Dai culti tellurici dell’età primitiva fino ai bestiari medievali, dalla liturgia druidica ai trattati di medicina naturale, dai capitelli di età longobarda fino alla magia rinascimentale, la cultura europea è costellata di chiari riferimenti al mondo immaginale e, al pari di questa, la tradizione indo-tibetana, quella delle tribù africane, quella dei pellirosse, degli aborigeni, dei siberiani.
Lo sguardo sincretico dell’artista abbraccia questa molteplicità per distillare, alla maniera alchemica, il principio immutabile che sottende ad ogni manifestazione dell’essere.
[1] Plutarco, Sul tramonto degli oracoli.
[2] James Hillman, Saggio su Pan.
[3] Italo Calvino, Lezioni americane, Sei proposte per il nuovo millennio.
[4] “Poi piovve dentro a l’alta fantasia” Dante, La Divina Commedia, Purgatorio, XVII, 25
[5] Henry Corbin, L’immaginazione creatrice. Le radici del sufismo.
[6] Jorge Luis Borges, Manuale di zoologia fantastica.
[7] Platone, Timeo.